Intorno ai Bes e dintorni, una mamma racconta (2)

Ritrovo spesso nelle soluzioni proposte per la scuola di oggi, soluzioni che io ho vissuto nella scuola dei miei tempi, sicuramente non era così in tutte le scuole, ma mi sembra sempre più spesso che ora si sia tornati ancora più indietro, non trovo nelle scuole delle mie figlie la stessa voglia di fare per i ragazzi che ricordo nei miei insegnanti.
Sicuramente anche la partecipazione dei genitori alla scuola è molto diminuita, ma non credo che sia tutta colpa dei genitori che non si interessano più, ma molto sia colpa della scuola che è poco aperta ad ascoltare i genitori.
Io stessa ho perso l'entusiasmo di collaborare con la scuola che avevo quando mia figlia grande ha iniziato la scuola materna.
Ho fatto la rappresentante di classe per 2 anni alle elementari, per due anni alle medie e per un anno alle superiori, nei consigli di interclasse prima e di classe poi, la funzione del rappresentante dei genitori è sempre stata quella di approvare scelte già fatte dagli insegnanti senza poter entrare nel merito degli argomenti, se provavi a proporre qualcosa a cercare di parlare di difficoltà dei ragazzi nelle classi, ci si barricava dietro al poco tempo a disposizione o alla privacy.
Quando mi sono trovata ad un consiglio di classe straordinario (in prima superiore) per deliberare la sospensione di un ragazzo e ho cercato di chiedere se avessero provato a capire i motivi delle sue reazioni, se ci fossero ulteriori problemi mi è stato risposto: 'non ha certificazioni' e nessuno ha cercato di approfondire. Alla fine dell'anno il ragazzo è stato bocciato e ha abbandonato la scuola e io ancora oggi mi domando se non si poteva fare di più.

Anche queste esperienze mi hanno portato a pensare che la circolare dei BES fosse una cosa positiva, perchè in qualche modo rendeva dovuta la personalizzazione anche in assenza di certificazioni e non solo per i ragazzi  che rientravano nella legge 104 o nei DSA, ma per tutti coloro che ne avevano bisogno. Inoltre coinvolgeva la famiglia e il fatto di avere un documento su cui erano scritte le strategie, gli strumenti da applicare con quel ragazzo dava la possibilità ai genitori di poter pretendere che venisse applicato ciò che era scritto e che non rimanessero solo belle parole che  si trasformavano in pratica solo se c'era la buona volontà degli insegnanti.
Visto dalla parte degli insegnanti capisco che sono anche un sacco di burocrazia in più che porta via tempo alla didattica, alla progettazione e programmazione, ma, data la situazione, non so trovare una soluzione diversa.

Qui vengo alla mia esperienza di mamma di una bambina con sostegno. In tutto il periodo delle scuole elementari io non ho mai visto il PEI di mia figlia, ma sapevo esattamente quali strategie e strumenti venivano applicati per lei, non c'era bisogno di un foglio c'era una continua collaborazione tra insegnanti, famiglia e nel nostro caso anche con i volontari che seguivano Julia nei compiti.
In prima è stato utilizzato per matematica il metodo Bortolato (con la linea del 20 e negli anni successivi la linea del 100, ecc.), né io né la volontaria sapevamo di cosa si trattava e l'insegnante di sostegno ha organizzato un incontro con noi per spiegarci come andava utilizzato e come dovevano essere fatti i compiti a casa. Questa sì che era  vera collaborazione.
Ora alle medie mi sento più scollegata dalla scuola: pur essendoci un buon dialogo con l'insegnante di sostegno, manca il dialogo con gli insegnanti curricolari: io non so cosa fa Julia in classe al di fuori delle ore di sostegno, se non quel poco che dice lei.
Alle elementari Julia passava la maggior parte del tempo in classe, adesso in prima media mi sono trovata a prendere una decisione tra due proposte:
1) rimane in classe il più possibile e quindi ha 8 ore di sostegno alla settimana, che non sono sufficienti per lei, ma viene integrata nella classe? Ma gli insegnanti curricolari non sembrano disponibili a modificare le loro lezioni per i bisogni di Julia.
2) aumentiamo le ore di sostegno facendola uscire dalla classe e aggregandola ad altri 2 ragazzini di altre classi, mettendo a rischio la sua integrazione nel gruppo classe?

Sono stata in dubbio su quale opzione scegliere, ma, data la situazione, alla fine ho scelto che avesse più ore di sostegno e questo comporta che ha 16 ore di sostegno che passa fuori dalla classe e le restanti 14 in classe, per lo più nelle materie dove c'è più attività pratica (motoria, arte, musica, tecnologia). Ancora oggi non sono sicura di aver fatto la scelta giusta, avrei dovuto pretendere che gli insegnanti curricolari la tenessero in classe modificando il loro sistema di insegnamento? Con quali basi un genitore può andare a dire ad un insegnante che è lui che deve cambiare la didattica per adeguarsi al figlio? Avrei  fatto il bene di mia figlia a lasciarla in classe e lottare per la personalizzazione, creando una situazione conflittuale tra me e gli insegnanti ?
Naturalmente non dico che tutti sarebbero stati contro, ma certamente so che avrei dovuto fare una battaglia con l'insegnante di inglese, la cui prima proposta (senza per altro conoscere ancora Julia) è stata quella di farla esonerare dalle lingue straniere!!

Ecco che per noi genitori le belle proposte di integrazione, di personalizzazione si scontrano con la realtà dei fatti e chi le vive sulle sue spalle sono i bambini. Non sempre è possibile scegliere cosa, in teoria sarebbe meglio purtroppo.
Scritto da Emanuela Belloni