Amici della ricerca e del tentativo

Abbiamo tutti la tendenza a cercare certezze, posti sicuri, percorsi tracciati, a mettere radici in ciò che già si conosce. Ma non è così che funziona.
Nietzsche  diceva:
"Coloro che si imbarcano 'con vele ingegnose per mari inesplorati' facendo a meno della certezza di un 'dove', sono coloro che Zarathustra riconosce come propri amici. Amici della ricerca e del tentativo".
E forse così che dovremmo sentirci noi insegnanti, come coloro che “che si imbarcano con vele ingegnose per mari inesplorati”, dovremmo vederci come “amici della ricerca e del tentativo” perché la scuola di tutti, la scuola democratica dobbiamo ancora costruirla, inventarla, progettarla. E’ un progetto su cui si lavora navigando e giorno dopo giorno cercando la rotta. Dovremmo sentirci allora come quel marinaio di cui parla Saramago che si presenta davanti al re per chiedergli una barca con cui sfidare l’oceano alla ricerca di un’isola sconosciuta.

"Cosa volete, Perché non avete detto subito che cosa volevate, Pensate forse che io non abbia altro da fare, ma l’uomo rispose soltanto alla prima, Datemi una barca, disse […] E voi, a che scopo volete una barca, si può sapere […] Per andare alla ricerca dell’isola sconosciuta, rispose l’uomo, Che isola sconosciuta, domandò il re con un sorriso malcelato, quasi avesse davanti a sé un matto da legare, di quelli che hanno la mania delle navigazioni, e che non è bene contrariare fin da subito, L’isola sconosciuta, ripeté l’uomo, Sciocchezze, isole sconosciute non ce ne sono più, Chi ve l’ha detto, re, che isole sconosciute non ce ne sono più, Sono tutte sulle carte, Sulle carte geografiche ci sono soltanto le isole conosciute, E qual è quest’isola sconosciuta di cui volete andare in cerca, Se ve lo potessi dire allora non sarebbe sconosciuta".

Altro che certezze, ricette facili, percorsi e ricorsi. Noi dobbiamo sentirci davanti ai nostri allievi liberi da pregiudizi o da giudizi già confezionati, dobbiamo metterci in guardia di fronte a coloro che sono alla ricerca di definizioni perché  le gabbie imprigionano le menti e le persone. Il dubbio deve essere la nostra vela e il nostro timone. 
Ci si sente soli in mezzo all'oceano? È molto probabile. Ci si sente smarriti? sicuramente. Ma solo così potremo cercare l’incontro con coloro che sono messi ai margini, invisibili a tutti coloro che percorrono sentieri già così ben tracciati. Solo così potremmo conoscere ciò che non è ancora sconosciuto e imparare l’umiltà di coloro che sanno dire “non so”, invece che “non c’è niente da fare”.
Nelle nostre scuole ci sono bambini invisibili, bambini lasciati ai margini, bambini per cui non sappiamo cosa fare, bambini che non sappiamo ascoltare, bambini che non stanno bene a scuola, come dice Bauman “Estranei in prossimità”. A questi bambini invece noi dobbiamo pensare, noi dobbiamo rivolgere la nostra attenzione e il nostro sguardo. Perché questa è la scuola che dobbiamo contribuire a costruire, la scuola il cui fine sia ciò che dice, in un noto film, una bambina cinese, improvvisata maestra: non uno di meno.
No, questa scuola non c’è ancora, anche se ci sono tanti insegnanti che ci stanno lavorando, ma ci sono anche tanti altri che non la vogliono e sicuramente non ci stanno pensando quelli che chi ci governano.
Molti, troppi bambini a scuola sono come “esiliati”, senza appartenenze, senza riconoscimento, in balia di giudizi arbitrari quanto spesso infondati. Non possono rivendicare nulla. Nel migliore dei casi sono tollerati, nel peggiore espulsi, messi ai margini di un mondo che non li vuole dentro, che vorrebbe che togliessero il disturbo.
Questa no, non è ancora una scuola democratica. Ma almeno dobbiamo essere insegnanti democratici alla ricerca dell’”isola sconosciuta”. Sì, perché la scuola democratica è ancora un’isola da scoprire e da cercare. E noi dobbiamo alzare la testa e metterci in cammino e provare, provare, provare ancora.
“Non chiedere la strada a chi la conosce, ma a chi come te la cerca”
 Pier Aldo Rovatti
Emilia, Costanza e Maria