Se il futuro si chiude esiste soltanto il passato e il presente diventa irreale

Tutti veniamo dal passato e andiamo verso il futuro, ma tutto ciò avviene in ognuno di noi in modi diversi.

Chi ha avuto un’infanzia serena, chi si è sentito protetto da piccolo, aiutato e sorretto nelle difficoltà va incontro al futuro con fiducia; il passato gli dà la forza che serve ad affrontare le difficoltà.

Per altri bambini che hanno avuto un’infanzia difficile tutto è più complicato: il passato è come una nuvola nera minacciosa prima di un temporale: può prendere il sopravvento anche in un cielo sereno e dominare fino a oscurare come un’ombra ciò che potrebbe promettere il futuro. Quell’ombra può, quindi, oscurare anche i momenti felici, può diventare invadente, immobile e bloccare ogni sguardo verso l’orizzonte. Quella nuvola potrebbe, però, pian piano anche dissiparsi se si affianca quel bambino che si sente sperduto, se lo si guida giorno dopo giorno, se gli si iniettano nelle vene flebo di fiducia, se sente di contare non solo per la propria famiglia, ma anche per la società che è intorno a lui. Solo così passato e futuro possono fondersi in un presente vivo.

Quando le basi della nostra vita sono solide e stabili il tempo davanti a noi è ampio e spazioso, pieno di promesse; i giorni si succedono sereni e pensiamo che sempre sarà così. Siamo allora in grado di pensare al futuro senza paura, il passato ci è di conferma, la vita ci viene incontro e noi siamo pronti ad affrontarla.

Quando, invece, le basi sono fragili, quando la storia passata sembra essere stata una condanna che è stata inflitta senza colpa, guardare al futuro sembra impossibile. mancano punti di riferimento e bisogna costruirli tutti ex novo. Chi ci aiuterà in questo? Chi porgerà una mano a questi bambini e ragazzi nel loro cammino? Se nulla accadrà in questo senso gli eventi sembreranno "cadere" addosso e il futuro sarà immerso in una nebbia fitta.

«Se il futuro si chiude esiste soltanto il passato e il presente diventa irreale» dice Marìa Zambrano, e allora tutto appare senza senso.

La fiducia e la speranza possono nascere solo nella relazione con chi ci aiuta a vedere le nostre potenzialità, a lavorarci e a trasformarle in progetti. Da solo un bambino ferito non ce la fa. Di questo la scuola e chi opera in essa dovrebbe prendere coscienza. Non può rimanere neutrale.

Gli insegnanti che in questi ultimo mese hanno valutato, promosso o bocciato, hanno pensato a tutto questo?