Buona Pasqua a tutti

Si dice a gran voce che la scuola deve cambiare. E non c'è nulla di più vero. Si richiede questo cambiamento a chi ci governa. Ed è chiaro che questo deve avvenire e dobbiamo lottare perché un giorno la scuola trovi la sua giusta collocazione nelle cosiddette agende politiche.
Ma nulla cambierà davvero se non cambiamo noi, se non ci impegniamo in prima persona a comprendere ciò di cui i bambini, i ragazzi hanno davvero bisogno per trovare nella scuola una vera opportunità, per trovare un luogo che li accolga come individui e persone, che rispetti le loro storie e le loro difficoltà, se non ci lasciamo interrogare. Senza l'impegno  di ognuno di noi ogni riforma sarà un contenitore vuoto.
Chi si lascia interrogare non ha mai finito di fare i conti con l’incertezza e grazie a questo, però, forse riuscirà a mettersi in rapporto con il rischio del cambiamento che i giovani continuamente gli ripropongono. Aver paura del cambiamento, di esplorare il nuovo, vuol dire lasciare i giovani soli di fronte ad una realtà difficile, rinunciare al nostro ruolo di adulto che, come tale, non deve imporre, ma affiancare il giovane, mentre a tentoni ricerca la sua strada.
Si dice che i giovani diffidano degli adulti; in parte è vero, ma è vero anche il contrario: gli adulti diffidano dei giovani. Basta vedere sui giornali come si guarda a loro: li pensiamo consumatori, chiassosi, disinteressati, aggressivi, poco educati… E se ci fermiamo alle apparenze, è facile che sia questo a balzarci agli occhi: rincorrono le mode, ti affrontano senza rispetto, fanno i duri, si isolano… Ma la realtà è un’altra: la loro è una risposta a quello che noi gli offriamo. Dobbiamo dircelo forte, non per colpevolizzarci, ma per reagire; per chiederci di cosa veramente hanno bisogno. Allora usciremo dagli stereotipi e vedremo in loro ragazzi e ragazze desiderosi di conoscere e mettersi alla prova, di crescere e di inventarsi una vita che valga la pena di essere vissuta.
È vero, sono in crisi e ci mettono in crisi. Ma essere in crisi può avere una connotazione molto positiva. Nei caratteri cinesi la parola crisi è formata dalla combinazione di due ideogrammi che separatamente significano "pericolo" e "opportunità".
La crisi accade senza essere attesa, semplicemente capita. Ci troviamo di fronte a qualcosa di nuovo, che non sappiamo affrontare con gli strumenti che già conosciamo. Ecco perché sono d’accordo che può diventare un’opportunità, perché a volte ne usciamo se siamo capaci di cambiare qualcosa di noi.    
Pochi oggi si interrogano, si fermano a pensare, a riflettere sulla propria esperienza. Allora tutto diventa abitudine, routine. Tutto sembra uguale, non sappiamo più stupirci. Certo la meraviglia di fronte all’inaspettato, all’evento straordinario è spontanea. Ma la noia, la disattenzione ha preso il posto alla capacità di guardare con occhi nuovi quello che sembra abituale e quotidiano. I nostri occhi vedono, ma non sanno guardare al di là dell’apparenza. L’assuefazione nasconde ogni cosa. Ci rende indifferenti: non vediamo più con curiosità ciò che è diverso. In realtà non c’è mattino in cui ci svegliamo che sia uguale ad un altro mattino, la strada che percorriamo non è mai uguale a se stessa, non c’è persona che incontriamo che sia uguale ad un’altra persona.
E nella speranza che tutti ci impegniamo a costruire nel nostro piccolo un mondo nuovo e più giusto vi auguriamo una felice Pasqua e ci scusiamo per la nostra discontinua presenza in questo momento per vari motivi che presto saranno superati. Un abbraccio a tutti quelli che ci stanno seguendo.