I CARE: a noi interessa, e a voi? (un ragazzo scrive)


Maria Miceli ci scrive:

Un ragazzino di seconda media, reagisce così all'ipotesi di dividere la sua classe a causa di alcuni ragazzi che danno fastidio a causa del loro comportamento. Chiede il mio parere sulla lettera che aveva scritto pensando di farla firmare ai suoi compagni. La offro a te, Emilia, come riflessione, a me sembra un fatto eccezionale. Alcuni di noi hanno risposto sottolineando la maturità e la lezione data a molti adulti, altri hanno dato risposte burocratiche, altri ancora mettono in dubbio che la notizia sulla divisione fosse vera. tanti modi di reagire fanno capire che spesso si naviga a vista, con danni incalcolabili sui ragazzi.

"Direttrice, per i soliti problemi della nostra classe hanno pensato di dividerci e noi non siamo d'accordo. Ho scritto questa lettera da far firmare a tutti, che ne pensi?



Noi alunni della 2° B, firmiamo questa lettera per precisare quanto segue:

Ci siamo certamente resi conto anche noi che nella classe ci sono dei seri problemi comportamentali che compromettono il buon andamento delle lezioni. Si
curamente ci sono alcuni ragazzi che non riescono ad avere un comportamento corretto ed educato verso compagni, insegnanti e personale scolastico.
Ci dispiace molto di questa immagine di scorrettezza che è venuta fuori da questa classe, ma ci dispiace anche di vedere che anziché impegnarci tutti a trovare una strada che possa risolvere il problema senza escludere nessuno, come in questa scuola ci hanno sempre insegnato, si decide di dividerci. Ma dividendoci il problema sarà risolto? Non crediamo che chi non si comporta bene lo fa solo in questa classe e in un’ altra sarebbe diverso. Perché non si è mai pensato di parlare tutti insieme (alunni insegnanti e dirigente) per capire come si può risolvere il problema? Crediamo che chi ha questo comportamento forse vuole attirare l’attenzione e sentirsi importante facendo il bulletto, se magari gli si offrisse un ruolo importante durante la lezione il suo comportamento sarebbe certo diverso, perché se fosse impegnato in qualcosa che lo appassiona e lo interessa (ovviamente qualcosa di educativo), non avrebbe certo il tempo di disturbare gli altri.
Certamente fare una lezione diversa dal solito non sarà semplice per un insegnante che non è abituato, e noi non vogliamo certo insegnare agli insegnanti a fare lezione, ma dato che voi insegnanti ci spingete sempre a fare qualcosa di nuovo, volevamo invitarvi noi per una volta a provare a fare lezione in modo diverso.........magari facendovi aiutare alla cattedra proprio da coloro che disturbano: magari messi davanti a tutti si sentiranno importanti nel modo giusto.
Secondo noi, spiegando solo a chi segue e lasciando indietro chi non segue, si fa l’esatto opposto di quello che abbiamo sempre imparato da Don L. Milani in tutti questi anni. Non era forse lui che diceva :
FARE PARTI UGUALI FRA DISEGUALI E’ SOMMA INGIUSTIZIA (non tutti abbiamo le stesse capacità di attenzione e di interesse);
LA SCUOLA CHE PERDE GIANNI NON E’ DEGNA DI ESSERE CHIAMATA SCUOLA (.......... e noi chi non ci piace lo cacciamo?);
UNA COSA NON IMPARATA OGGI SARA’ UN CALCIO NEL CULO DOMANI (...... e chi viene lasciato indietro quanti calci avrà domani?);
SE SI PERDONO I RAGAZZI PIU’ DIFFICILI LA SCUOLA NON E’ DEGNA DI ESSERE CHIAMATA TALE. E’ UN OSPEDALE CHE CURA I SANI E RESPINGE I MALATI ( possiamo provare insieme a curare questi malati?);
I CARE: a noi interessa, e a voi?"
Questo bambino, come tanti altri quando li si ascolta e li si abitua alla riflessione, giustamente ci pone una domanda a cui ognuno di noi dovrebbe rispondere e che abbiamo già affrontato in uno dei primi post "A me chi ci pensa?". Di fronte ai bambini e ai ragazzi che non riescono a scuola a comportarsi come vorremmo, che non esprimono il loro disagio con gli unici linguaggi che conoscono, come ci poniamo? Ci stanno a cuore, vogliamo cercare di prenderci cura di loro, rispondiamo al loro appello non verbalizzato, ma chiaro? Oppure li liquidiamo dicendo "Non spetta a noi...", "non sono adatti alla scuola", "Disturbano gli altri compagni, che hanno diritto..."? "Devono davvero 'togliere il disturbo'"?. Vi rimandiamo a questi altri post dove questi ragazzi si raccontano. Bisogna che la scuola non diventi davvero un'"ospedale che cura i sani e respinge i malati", che sappia essere un luogo che "apre alla possibilità":
Io che vago nel buio
La mia vita divisa in due
A me chi ci pensa