L'immaginazione fondamentale per l'educazione

Un giorno a scuola mi è capitato un fatto un po’ curioso. Stavo lavorando con i ragazzi, cercavo di “imitare Rodari” : giocavamo con il binomio fantastico e devo dire mi stavo divertendo moltissimo. Quell’anno avevo letto con gran piacere “La grammatica della fantasia” e mi ero cimentata già a casa a provare anche io ad inventare storie con i suoi suggerimenti. Mai avevo creduto di essere un tipo fantasioso, anzi… Eppure anche io ero riuscita ad inventare storie, a pensarle mentre camminavo per strada e a trovare idee nei momenti più inaspettati. Se ci ero riuscita io, lo potevano fare tutti.
Così avevo cominciato con i miei allievi. Inizialmente erano contenti, ma le loro storie sembravano brutte imitazioni di quelle che vedevano in TV. E così ci abbiamo lavorato un po’ sopra e improvvisamente personaggi già visti diventavano altro, prendevano altre forme, entravano in contesti diversi dai loro, anche assurdi, irreali… E la mente ormai correva libera e nessuno aveva più voglia di fermarla.
Ci ha trovato così, molto animati ed in fermento, una mia collega che era entrata nella mia classe per farmi leggere una circolare. Si è fermata stupita, io ero tra i miei allievi e ridevo e scherzavo con loro. Forse non aveva mai visto dei ragazzi così svegli e interessati. Incuriosita mi ha chiesto: “Cosa stai facendo??”. Le ho risposto che stavamo giocando a costruire storie. Non so se la parola giocare non le era piaciuta molto, fatto sta che mi ha risposto: “Beata te, io, invece, devo fare grammatica” e se ne era uscita.
Si vede che grammatica della fantasia e grammatica quella canonica non potevano nella sua mente convivere sotto lo stesso tetto: o si fa l'una o si fa l’altra.
Ha ragione Rodari ad aver molto insistito perché i bambini siano non solo fruitori, ma anche produttori di cultura. I suoi frequenti incontri con i ragazzi di tutta Italia avevano lo scopo di stimolare la loro creatività e di renderli partecipi delle sue stesse creazioni. Dobbiamo ringraziarlo per averci regalato questo nuovo sguardo.
Sicuramente la grammatica di Rodari può essere utile solo  a chi crede che l'immaginazione abbia il suo posto nell'educazione; a chi ha fiducia nella creatività infantile; a chi sa quale valore di liberazione possano avere la parola e il gioco, a chi comprende che l’immaginazione è alla base di ogni pensiero libero ed innovatore e che il gioco può essere uno straordinario stimolo per la mente.
Seguendo Rodari, i miei ragazzi hanno appreso che le fiabe non sono intoccabili, non sono dogmi immutabili. Si può giocare con esse, smontarle, ribaltarle, ricrearle,… E' un primo passo per assumere un atteggiamento creativo di fronte alla molteplicità dei messaggi che da ogni parte minacciano la sua libertà di espressione.
L'immaginazione non è un "ozioso divertimento" della nostra mente o "un'attività campata in aria"; al contrario ha una sua funzione "vitale ed insostituibile", così scrive Vygotskij in "Immaginazione e creatività nell'età infantile". L'autore, nello stesso libretto, evidenzia lo stretto rapporto che esiste tra l'immaginazione (che sta alla base della creatività) e la realtà stessa.
“ Se una società basata sul mito della produttività ( e sulla realtà del profitto) ha bisogno di uomini a metà – esecutori fedeli, riproduttori zelanti, strumenti docili, senza una propria volontà – significa che essa è fatta male e che va cambiata. Per cambiarla occorrono uomini creativi, che sappiano utilizzare appieno la loro immaginazione.”
Guardiamolo allora questo Rodari e impariamo da lui: