Rosi, una maestra da ricordare


La ricordo indaffarata nella sua classe a mettere ordine dopo la lezione. Era alta, sempre elegante, una persona generosa e impegnata. Erano gli anni settanta, quando ancora non c’era la legge per l’inserimento dei bambini con handicap nelle scuole. Ma c’era un movimento di giovani insegnanti specialmente nelle elementari che ci credeva e offriva la sua disponibilità per inserire alunni che avevano problemi fisici e psichici a volte anche molto gravi.
Rosi era una di questi, era una donna combattiva, forte e determinata.
Ricordo ancora oggi le assemblee con i genitori che non vedevano bene queste scelte, ricordo le sue parole, la sua capacità di convincere, di andare avanti al di là dei dissensi e delle critiche a volte molto pesanti. 
Ci credeva e coerentemente diceva: non bastano le parole, bisogna dimostrare coi fatti che è possibile: e questa era la sua arma vincente. Allora ci si fermava a scuola a discutere, a trovare strategie, a preparare materiale, a vedere insieme cosa aveva funzionato e cosa no. Si lavorava molto, ma quello che ci univa, l’entusiasmo, il lottare insieme, ci dava forza.

Agli insegnanti pian piano si unirono genitori che condividevano ciò che si stava facendo e davano una mano.  
Eravamo insegnanti, ma eravamo anche ricercatori. Perché di fronte a ciò che è nuovo si deve sperimentare, provare e riprovare, senza arrendersi. E quando tutto sembrava remare contro, era proprio Rosi  a dare coraggio, a darci la forza di perseverare:  bisogna lasciare lavorare il tempo, diceva sempre, non possiamo pensare che tutto cambi  subito: non abbiamo nessuna bacchetta magica, ma ci crediamo. Si rimaneva allora a discutere insieme ed era davvero bello.
Tanti bambini, grazie a chi come lei ci ha creduto, sono usciti dagli istituti, dalle classi speciali, dalle classi differenziali dove erano relegati. Hanno cominciato a vivere davvero.
Al convegno di Reggio Emilia del 10 marzo scorso c’era la possibilità di indicare chi nella nostra vita avevamo considerato “Maestro”. Quel giorno ero presa da altre attività e non ho avuto il tempo per dedicare due parole proprio a lei: un insegnante anonima oggi, ma che insieme ad altri insegnanti anonimi e non ricordati da nessuno ha reso possibile quello che mai si sarebbe immaginato: l’inserimento dei bambini disabili a scuola. Una vera rivoluzione culturale nella scuola e nella società. 
Voglio, quindi, ricordare Rosi, che è mancata ormai tanti anni fa, ma, insieme a Rosi, quanti si sono impegnati come lei a rendere possibile quello che sembrava impossibile! 
Maestri che hanno saputo legare teoria a fatti, hanno sperimentato, senza aspettarsi nulla in cambio, anzi contro tutto e tutti perché semplicemente riconoscevano un diritto: quello di una scuola per tutti anche e soprattutto per chi aveva avuto meno dalla vita. Rosi lo diceva sempre: nell’impegnarsi a inserire i bambini handicappati, non facciamo un gesto di bontà, ma riconosciamo loro un diritto che mai è stato riconosciuto prima. Ora la società è in debito nei  confronti di tutti quegli uomini e donne che, come ha ben testimoniato Roberto Tarditi al convegno, sono rimasti segregati negli istituti e nelle classi speciali per tanto tempo.
Grazie Rosi. Ricordiamo questi Maestri, per non dimenticare che i grandi cambiamenti avvengono grazie a chi si impegna nella sua piccola quotidianità.Ricordiamo quei maestri per continuare quello che loro hanno iniziato con tanto coraggio e senso della giustizia.