CAPPUCCETTO, IL LUPO… E LA LENTEZZA
Gianfranco Zavalloni non ha potuto venire al convegno, ma ci ha mandato un suo scritto. Siamo molto contenti di pubblicarlo, perché condividiamo molti dei suoi pensieri sulla scuola. Di lui abbiamo già pubblicato un post che troverete qui. Grazie Gianfranco è bello sentirsi vicini anche se lontani. (Anche il disegno è suo)
Amo
le fiabe, amo i burattini. Nei 33 anni di esperienza da educatore, maestro e
dirigente scolastico la passione per fiabe e burattini è stata una costante. E
anche oggi, dall'alto di un boccascena del teatro dei burattini, se chiedessi a
bimbi e bimbe qual è la storia che desiderano vedere, il 99% delle risposte (ne
sono sicuro) sarebbe "Cappuccetto Rosso!!". Evidentemente c'è
qualcosa di universale. C'è un momento della fiaba (nella mia versione
burattinesca) che mi affascina particolarmente. É il momento in cui il lupo,
dopo aver divorato la nonna e cappuccetto rosso, si concede un meritato riposo.
A quel punto il cacciatore, dopo aver aperto la pancia al lupo e fatte uscire
le malcapitate, con l'aiuto dei bambini riempie di sassi la pancia del lupo per
poi ricucirla. Al risveglio il lupo, con la pancia appesantita dai sassi, viene
investito dal vociare dei bambini che gli evidenziano la realtà: la pancia è
piena di sassi. Ma lui non crede a queste "frottole" e pensa che sia
una semplice indigestione, pesantezza di carne umana, ingerita voracemente
senza masticare.
Pensando
ad una possibile indigestione, dopo una notte passata con un doloroso mal di
pancia, mi sono recato ad uno dei pronto soccorso di Belo Horizonte. E dopo
diverse ore, con la pancia piena d'acqua per favorire l'esame, mi sono
sottoposto ad una ecografia. L'esito è stato immediato: qui ci sono un po' di
sassi da togliere, ha sentenziato il medico chirurgo. Così, come il lupo
contesta i bimbi e le bimbe rispondendo loro "..non è vero, non è vero,
state scherzando, mi prendete in giro!!", così anch'io non volevo
crederci. E dentro di me pensavo: "si sono sbagliati, la diagnosi è
inesatta!". Ma la realtà a volte è cruda. Dopo poco più di un mese, il
2 dicembre, sono entrato (come il lupo poi entra nel pozzo per bere) in una
sala operatoria dell'Ospedale S.Orsola di Bologna. Tre chirurghi e una schiera
di collaboratori hanno lavorato per 9 ore e mezza per togliere dalla mia pancia
tutti i sassi grossi (un rene, il surrene, una enorme massa tumorale, un trombo
formatosi nella vena cava..). Sono restati tanti piccoli sassolini sparsi qua e
là. Ma questa è già la storia di Pollicino oppure quella di Hansel e Gretel.
Cosa
c'entra tutto questo con la pedagogia della lumaca? Lo si capisce dalla morale
della favole (per una volta la morale, tipica delle favole, la adattiamo anche
ad una fiaba). É semplice, siamo nella essenza della "lentezza". Ecco
in sintesi:
·
FERMARSI: non siamo solo noi
a deciderlo. A volte è la vita stessa che ci dice “adesso basta! ti devi
fermare”. Una fermata inattesa, non prevista, che siamo costretti a fare.
· AFFIDARSI: ci dobbiamo fidare,
dobbiamo affidarci. E dobbiamo collaborare, poiché da soli non ce la si fa.
· SEMPLIFICARE: i gesti quotidiani
rallentano. E si torna bambini; si fatica a respirare, bere, mangiare, andare
in bagno, lavarsi il viso…
· CURARSI: i rimedi chimici,
quelli naturali, il cibo quotidiano… da scegliere, selezionare, calibrare,
confezionare con le proprie mani, con pazienza.
· RINGRAZIARE: mia moglie Stefania
(vero angelo custode), i miei familiari, gli amici vecchi e nuovi, vicini e
lontani. Un insieme di solidarietà fatta di gesti, pensieri, preghiere. Si è
vicini anche se a volte lontani fisicamente.
Piú
lentezza di questo! La nostra vita cambia e si tocca concretamente il senso del
limiti: la piccolezza di noi esseri umani.
Gianfranco
Zavalloni
www.scuolacreativa.it
burattini@libero.it