Il maestro ha da essere colui che apre la possibilità


"Insegnare seriamente è toccare ciò che vi è di più vitale in un essere umano. E' creare un accesso all'integrità più viva e intima di un bambino o di un adulto"
George Steiner

Ho sempre creduto nella scuola, ma soprattutto ho sempre creduto in quel particolare rapporto che si può creare tra maestro e allievo. Si dice che è difficile comunicare con i giovani e non ci chiediamo abbastanza se non sia invece difficile per i giovani comunicare con gli adulti, trovare quegli spazi in cui sia ancora possibile quel dialogo che sa trasformare sia l'uno che l'altro. Fin da piccoli hanno tante sollecitazioni e pochi momenti in cui indugiare sulla vita e contemplarla. Sembra quasi che oggi gli adulti siano muti di fronte alle generazioni più giovani e alle loro domande che così non trovano la strada della parola. La scuola viaggia lontano dalla loro realtà e, se hanno tanti insegnanti di matematica, italiano, inglese..., sono sempre più rari quelli che sanno intrecciare la cultura con la vita in modo da vivificarla.

Dice Marìa Zambrano:

"Non avere maestro è come non avere a chi domandare e, ancora più profondamente, non avere colui davanti al quale domandare a se stessi, il che (significherebbe) restare chiusi all'interno del labirinto primario che in origine è la mente di ogni uomo; restare rinchiuso come il Minotauro, traboccante d'impeto senza via d'uscita. La presenza del maestro che non ha abdicato né si è dimesso indica un punto, l'unico verso il quale si indirizza l'attenzione. L'alunno si irrigidisce. Ed è in questo secondo momento che il maestro, con la sua tranquillità, ha da dare quel che gli sembra possibile, ha da trasmettere, prima ancora di un sapere, un tempo, uno spazio di tempo, un cammino di tempo. Il maestro deve giungere, come l'autore, per dare tempo e luce, gli elementi essenziali di ogni mediazione. (...)
Il maestro ha da essere colui che apre la possibilità, la realtà nel mondo della vita, della verità. Una conversione è il modo migliore di chiamare l'azione del maestro. L'iniziale resistenza che irrompe nelle aule, si converte in attenzione. La domanda comincia a dispiegarsi. L'ignoranza risvegliata è già intelligenza in atto e il maestro ha cessato di sentire la vertigine della distanza e il deserto della cattedra, prodigo, come tutti i deserti, di tentazioni. Ignoranza e sapere circolano e si risvegliano in misura uguale nel maestro e nell'allievo, che solo più tardi comincia a essere discepolo. Nasce il dialogo".
Chiediamoci: abbiamo avuto dei veri Maestri? Quali sono stati e perché li abbiamo sentiti tali?