Strategie didattiche del rallentamento

In un mondo che corre sempre di più riceviamo e volentieri pubblichiamo l'esperienza del prof. Gianfranco Zavelloni
È iniziato così per me una ricerca di tutte quelle strategie didattiche di rallentamento: del “perdere il tempo” L’opera concreta è quella di ribaltare alcune pratiche educative e didattiche che ormai per inerzia sono entrate nelle consuetudini delle scuole. Diviene indispensabile riflettere sulle pratiche didattiche e proporne di nuove, che forse per alcuni sembreranno vecchie o già poste negli archivi del passato.
1. Perdere tempo a parlare. C’è una fase, di solito l’inizio del primo anno di un nuovo ciclo
scolastico, in cui tutto il tempo perso a parlare e ad ascoltare i ragazzi nelle loro storie personali è preziosissimo. È il tempo della scoperta, della conoscenza dei vissuti personali, dell’elaborazione di buone regole comuni del vivere insieme. Perdere tempo senza “fare il programma” (uno dei principali motivi d’ansia dei nostri insegnanti) non è di certo perdere tempo. Ci sarebbe molto da riflettere, a tal proposito, su tutte quelle attività di cosiddetta continuità fra i diversi gradi di scuola… se poi non perdiamo tempo a conoscere i nostri ragazzi!
2. Ritornare alla cannetta e al pennino. Qui si parla di penna stilografica, di cannetta, pennino e inchiostro. È l’arte della calligrafia, dello scrivere bene, della bella scrittura. Nell’era del computer si tratta di sperimentare la tecnica dell’inchiostro e del pennino. E scopriremo subito l’effetto: i ragazzi si tranquillizzano e mettono ordine nelle loro pratiche quotidiane.
3. Passeggiare, camminare, muoversi a piedi. È la prima e indispensabile maniera per vivere in un territorio, per conoscerlo bene e a fondo nelle sue vicende storiche e geografiche. Farlo insieme, con tutti i compagni della classe, permette di vivere emozioni, volgere lo sguardo su particolari mai visti dall’abitacolo delle nostre veloci automobili, sentire gli odori, provare sensazioni che creano legami. Per questo sarebbe davvero importante incominciare (o ricominciare) a fare gite a piedi, o in bicicletta.
4. Disegnare anziché fotocopiare. La fotocopia è la grande maledizione delle nostre scuole. Oggi si fotocopia tutto. Abbiamo la mania di riprodurre tutto con una fotocopia e “darlo da colorare ai nostri ragazzi” oggi diventati espertissimi nel riempire di colore gli spazi di una fotocopia. Bisogna recuperare l’originalità del fare personalmente, con il disegno proprio. Disegnare e creare da soli tavole, schemi e organigrammi. Solo così gli apprendimenti saranno nostri.
5. Guardare le nuvole nel cielo e guardare fuori dalla finestra. Conosco una maestra che porta spesso i ragazzi della propria classe nel prato davanti a scuola. Nelle giornate nuvolose e di vento, li fa sdraiare per terra e guardare le nuvole nel cielo, immaginandone forme e movimenti. È scuola questa? Si è scuola, una eccezionale scuola di poesia.
6. Scrivere lettere e cartoline vere, usandole come mezzo artistico. Nell’era della posta elettronica provo un senso di disagio quando ricevo gli auguri di Natale con una lettera di posta elettronica indirizzata ad altre 150 persone (l’indirizzario personale di chi scrive). Si fa prima e non si perde tempo: questa è la motivazione. Non c’è nulla di più spersonalizzante. Che bello, invece, ricevere e scrivere una cartolina, una lettera singola, un biglietto personalizzato.

Autore: prof. Gianfranco Zavelloni