Diamo i numeri...

Tutti entriamo o siamo entrati nella scuola e la costituzione è chiara nel dire quella che dovrebbe essere la finalità di questa importante istituzione. Dovrebbe guidare lo studente, chiunque egli sia, e accompagnarlo nel percorso formativo per assicurargli una preparazione adeguata e, se necessario, anche i mezzi economici per studiare. Ma siamo lontani da questa meta.
Gli ingenti tagli e le vere e proprie controriforme non hanno fatto altro che peggiorare la qualità e la quantità dell’istruzione pubblica.
Secondo il rapporto OCSE la scuola italiana spende per scuola e università appena il 4,8% del Pil contro una media Ocse del 6,1%. Gli Stati Uniti, la Norvegia, la Corea sono tutti sopra al 7%.
L’Italia su 34 paesi si colloca ventinovesima. Peggio di noi, la Repubblica Ceca, quella Slovacca, la Cina e l’Indonesia. Per l’università in particolare l’Italia spende appena l’1% del Pil.
Ogni possibilità di migliorare la scuola pubblica è molto difficile perché quotidianamente bisogna fare i conti con le classi sovraffollate, con la mancanza di personale Ata e docente, con le croniche insufficienze del sostegno agli alunni disabili, con dirigenti scolastici costretti a reggenze in altre scuole e con il caro-libri.
I dati OCSE dimostrano che gli studenti italiani vivono in classi relativamente poco numerose, con un insegnante ogni 10,7 alunni nella scuola primaria (media OCSE 16) e uno ogni 11 alunni nelle secondarie (media OCSE 13,5)". Ma questi dati non tengono conto della presenza in Italia degli insegnanti di sostegno (oltre 90.000) . I dati inoltre si riferiscono al 2009, primo anno di tagli della responsabile del dicastero dell’Istruzione. E non tengono conto degli altri due anni in cui il governo ha decimato le classi, accorpato gli istituti e ridotto il numero degli insegnanti. Il ministro Gelmini lo chiama “piano di razionalizzazione della scuola”. Di fatto si tratta di 20mila insegnanti in meno che quest’anno si vanno ad aggiungere agli altri 68mila docenti cancellati nei tre anni precedenti. Inoltre, le percentuali più alte di precariato le ritroviamo proprio all’interno del mondo scolastico: circa 700 mila precari. quasi il 20% degli occupati.
I precari della scuola, in particolar modo gli insegnanti, vivono ore di attesa aspettando normative che li riguardano molto da vicino: immissioni in ruolo, ricorsi, aggiornamento delle graduatorie dalle quali da anni centinaia di migliaia “sperano” di essere immessi in ruolo.
La precarietà, oltre che essere un grosso problema per chi la vive, non giova certo alla qualità della scuola! Troppo precariato, troppa incertezza. L'insegnante dovrebbe essere messo nelle condizioni di pensare esclusivamente ai suoi studenti, a cosa trasmettere e in che modo. Invece, solo pochi fortunati, dopo anni di precariato giungono stremati alla stabilizzazione
Alcuni Dirigenti scolastici, in presenza dei tagli alle risorse, invece di premere per avere quello che serve per le supplenze, si inventano l’ora di lezione di 59 minuti. A che servirà mai questa trovata? Serve a far accumulare ai docenti preziosi minuti da recuperare nelle supplenze. Così si trova il modo di far fare gratis quello che dovrebbe essere pagato.
Purtroppo quindi è di numeri che dobbiamo parlare e da questi numeri potremo capire quali difficoltà la scuola incontrerà se non si correrà ai ripari. In una scuola diventata “azienda” poco importa di cosa ne sarà degli alunni che qui dovrebbero trovare la loro formazione e la loro istruzione. I tagli hanno diminuito gli insegnanti di sostegno, le compresenze, ore di materie importanti.

“L’UOMO NON PUÒ ESSERE LIBERO se non gli si garantisce un’educazione sufficiente per prender coscienza di sé, per alzar la testa dalla terra e per intravedere, in un filo di luce che scende dall’alto in questa sua tenebra, fini
più alti”.

Non ci resta quindi che impegnarci a difendere la scuola democratica:
“la scuola che corrisponde a quella Costituzione democratica che ci siamo voluti dare; la scuola che è in funzione di questo Costituzione, che può essere strumento, perché questa Costituzione scritta sui fogli diventi realtà».
Piero Calamndrei
"A questo deve servire la democrazia, permettere ad ogni uomo degno di avere la sua parte di sole e di dignità (applausi). Ma questo può farlo soltanto la scuola, la quale è il complemento necessario del suffragio universale. La scuola, che ha proprio questo carattere in alto senso politico, perché solo essa può aiutare a scegliere, essa sola può aiutare a creare le persone degne diessere scelte, che affiorino da tutti i ceti sociali".