Lettera di Camus al suo maestro
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Camus nel centro a sette anni |
ho aspettato che si spegnesse il baccano che mi
ha circondato in tutti questi giorni, prima di venire a parlarle con tutto il
cuore. Mi hanno fatto un onore davvero troppo grande, (l’assegnazione del
Nobel per la letteratura N.d.R.) che non ho né cercato né
sollecitato. Ma quando mi è giunta la notizia, il mio primo
pensiero, dopo che per mia madre, è stato per lei. Senza di lei, senza quella
mano affettuosa che lei tese a quel bambino povero che io ero, senza il suo
insegnamento e il suo esempio, non ci sarebbe stato nulla di tutto questo. Non
sopravvaluto questo genere d’onore. Ma è almeno un’occasione per dirle che cosa
lei è stato, e continua a essere, per me, e per assicurarla che i suoi sforzi,
il suo lavoro e la generosità che lei ci metteva sono sempre vivi in uno dei
suoi scolaretti che nonostante l’età, non ha cessato di essere il suo
riconoscente allievo. L’abbraccio con tutte le mie forze"
Albert Camus
Ho riportato questa bellissima lettera di Camus per diversi motivi. La prima è che, se anche pensiamo che oggi nessuno riconosce il nostro lavoro, non sempre è vero. Come dice anche Pennac: basta un insegnante a fare la differenza, ma dobbiamo volerla fare. I ragazzi anche oggi, forse a distanza di tempo, riconoscono quando un insegnante ha fatto qualcosa per lui anche se capita che potremmo non saperlo mai. Ed è questo il bello del nostro lavoro: farlo in modo disinteressato, senza aspettare nessun riconoscimento. "Spesso - dice George Steiner - restano anonimi: maestri e maestre di scuola isolati che risvegliano le doti di un bambino o di un adolescente, che fanno sorgere un'ossessione."
Per Steiner fare il maestro è una questione di responsabilità e per esserlo davvero bisogna essere pervasi dalla passione che si gioca tutta nel rapporto con i propri allievi e non in un riconoscimento generico della società. Non è un lavoro come un altro e un "maestro" può essere ricordato, come quello di Camus, per aver contribuito alla crescita di un ragazzo in senso positivo, o per averla resa più difficile. "Insegnare seriamente è toccare ciò che vi è di più vitale in un essere umano. E' cercare un accesso all'integrità più viva e più intima di un bambino o di un adulto".
E pertanto, quando chi insegna è senza passione per ciò che insegna, ma ancora di più teme la relazione che è propria dell'educazione con la E maiuscola, può anche fare del danno.
"Un insegnamento scadente, una pedagogia di routine, uno stile di istruzione che è consapevolmente o meno, cinico nei suoi obiettivi meramente utilitari, sono rovinosi. Distruggono la speranza alle radici".
L'insegnante che ama il suo lavoro e i suoi ragazzi comunque essi siano, è "consapevole della grandezza e, se si vuole, del mistero della sua professione, di ciò che ha professato in un giuramento ippocratico mai pronunciato".
George Steiner: La lezione dei maestri