Caro neo collega...

Il 5 Ottobre è la Giornata Mondiale degli Insegnanti, istituita dall’UNESCO, dedicata quest’anno al tema della "parità di genere" allo scopo di celebrare una professione che ha una grandissima dimensione femminile. Come emerge dai dati pubblicati dall’Istituto UNESCO per la Statistica a livello mondiale le donne rappresentano il 62% degli insegnanti della scuola primaria; ma mentre molti paesi, soprattutto nell’Europea orientale, registrano picchi di oltre 98% di insegnanti donna, ci sono invece intere regioni, come l’Africa Sub-Sahariana, dove la componente femminile è molto scarsa e dove le condizioni di lavoro sono in via di peggioramento.
 
Il rapporto dell'UNESCO mette inoltre in evidenza alcune preoccupanti carenze su scala globale: mancano all’appello almeno due milioni di insegnanti per raggiungere l’obiettivo internazionale di garantire a tutti l’accesso all’istruzione primaria entro l’anno 2015, definito dagli accordi “Education for All” e dai Millennium Development Goals. L’insufficienza di insegnanti non riguarda peraltro solo i Paesi in via di sviluppo. Nonostante l’Africa Sub-Sahariana sia la regione più carente, anche gli Stati Uniti, la Spagna, l’Irlanda, la Svezia, ed anche l’Italia, rientrano nella lista dei 112 Stati che sono colpiti da questo problema.
 
5 ottobre: giornata mondiale dell’insegnante.
Un’occasione per chiederci: essere insegnante che significa?
 
Nella lettera che segue un docente suggerisce ad un giovane collega appena assunto alcune riflessioni su questo importantissimo mestiere.
 
Caro neo collega,
quali consigli dare ad un neofita come te, dalla mia "vecchiaia" di servizio, visto che ho appena compiuto trent'anni di ruolo, pochi giorni fa, 1 settembre?
 
Dovrei dirti 1000 cose, suggerirti strategie e dinamiche … Invece …
Solo un consiglio, anzi, un monito!
Quando entrerai in classe lunedì, il tuo primo giorno, ti troverai davanti un gruppo di ragazzini di 11,12 o forse 14 o 15 anni. 
Un gruppo non è una persona sola, un gruppo può fare paura,  può dare la sensazione di un muro.
 
È quello che succede a molti docenti. La paura in realtà è dentro ognuno di noi; quei 50 occhi che ci guardano, come volessero coglierci in fallo, ci danno la sensazione di essere incompetenti, inadeguati, limitati, perché in fondo noi stessi ci sentiamo così anche se non lo ammettiamo facilmente.
Tutto il resto spesso nasce da questo primo sguardo e da questa emozione.
Questo mestiere chiede a noi la capacità di stare di fronte ad uno specchio fatto di 50 o più occhi e saperci guardare dentro profondamente accettando che emergano le nostre ombre. Un insegnante deve ricordare sempre che ha intrapreso una strada a doppio binario: da una parte offre saperi e dall'altra fa esperienza di qualcosa di profondo di sé. Imparare a guardare quegli occhi è il segreto che può trasformare un docente qualsiasi un grande Maestro.
Quegli occhi aspettano, scrutano, cercano... Che cosa?
Cosa cercavi tu a 13/15 anni?
L'età delle medie o del biennio è l'età in cui si delineano i grandi sogni della vita. Si cerca qualcuno che aiuti ad intravvedere possibili orizzonti ed eroiche strade. Ricordo che, proprio a 13 anni, mi regalarono un libro di madre Teresa di Calcutta che rimase impressa nella mia mente come l’espressione del coraggio, della tenacia, della capacità femminile di portare a segno una grande mission. Una donna senza mezze misure. A quell'età, gli eroi che si spendono per una grande idea, attraggono.
Oggi  i ragazzi sono diversi, sono cambiati... Incollati ai televisori, attirati dai centri commerciali, dalle mode, dalle griffe... Oggi non c'è più nulla che li interessi davvero.
Questo ti sentirai dire da molti adulti, anche da colleghi. Tu non ascoltare. Ricordati sempre di guardarli negli occhi, anche quando saranno insopportabili, altezzosi, noiosi, annoiati... Se riuscirai a reggere lo sguardo, senza paura, in quegli occhi vedrai le potenzialità che i ragazzini, presi ad imitare genitori smarriti e dai propri sconvolgimenti ormonali, non riescono neppure lontanamente ad intravvedere.
I veri Maestri riescono a vedere nel futuro: guardano le piantine incerte che siedono nei banchi, riuscendo a vedere i grandi e bellissimi alberi che saranno. E quello sguardo silenzioso viene percepito dagli allievi che si affacciano alla vita. Lo chiamano "effetto Pigmalione" da una ricerca di Rosenthal: quello che pensiamo dei bambini, lo proiettiamo inconsciamente su di loro che si comporteranno adeguandosi a quella proiezione.
Una grande responsabilità. Una grande possibilità per dare loro una mano, in una fase delicatissima della crescita. Gli insegnanti, Maestri, possono aiutarli ad immaginarsi adulti veri, costruttori di un mondo migliore, a iniziare un cammino per far sbocciare al meglio le proprie potenzialità ( esse non riguardano solo i contenuti delle materie da che studiare, ma la capacità di intessere significative relazioni sociali , la cooperazione,  la creatività...)
Ecco cosa può fare un insegnante in poche ore alla settimana con dei preadolescenti: vedere negli occhi ancora infantili un futuro grande e meravigliarsi di fronte alla vita che cresce; parlare di grandi orizzonti da costruire perché il mondo sia più bello di oggi; chiedere azioni coraggiose per futuri “guerrieri della luce” per dirla con Paolo Choello; far incontrare maestri che parlino di cose grandi; portarli oltre il loro piccolo mondo. Dare fiducia e vedere e lodare i piccoli passi che nonostante la confusione dell'età essi riescono a fare. Ecco cosa significa insegnare, ovvero in-signire, lasciare un segno.
È questa l'unica vera competenza che devi cercare di avere. Tutto il resto verrà di conseguenza e sarà una intensa, coinvolgente e avvincente passeggiata!
Un’insegnante con 30 anni di servizio
di Grazia Liprandi