La mia infanzia, la mia scuola e non solo …(2)


Appena la  mia maestra entrava in classe, tutti in piedi e silenzio assoluto: Lei si avviava al “trono”: una pedana in legno su cui sopra c’era la cattedra: la sua era una postazione da cui vedeva tutto e tutti, non le sfuggiva nulla !
Conosceva a memoria ciascuno di noi: sapeva come, dove, e quando colpire… era molto “manesca”!!!  Ci riempiva di compiti da fare a casa e il giorno successivo dovevamo aprire il quaderno sul banco ( quei quaderni antichi con le strisce rosse e copertina nera …);  passava fra i banchi senza parlare, controllava se i compiti erano stati fatti, poi tornava nel suo trono e lì cominciava la “tortura”:  aveva una memoria di ferro, micidiale !
Una volta non feci il compito perché il giorno prima avevo aiutato babbo in campagna; ero troppo stanco. Mi chiamò e mi fece salire sulla pedana del suo “altare”: mi umiliò di fronte ai compagni ( che ridevano); mi diede due schiaffoni a mani piene su ambedue le guance talmente forti, che mi pisciai addosso: un dolore tremendo: ma il dolore più forte per me fu l’umiliazione che avevo subito; mi piangeva il cuore, dentro mi sentivo vuoto, una sensazione difficile da spiegare con le parole. Non versai neppure una lacrima, rimasi immobile e impassibile, cosa che innervosì ancora di più “la strega” la quale  continuò a infierire con schiaffi sempre più forti : si dovette arrendere con la sua “tortura” : da me non ebbe neppure una lacrima (piangevo dentro però… ), quella soddisfazione non gliela avrei mai data, neppure mi avesse ucciso !!!
Ero figlio di minatore, ma la mia dignità valeva molto più di tutti i gioielli che aveva addosso, molto di più della sua ricchezza che teneva ad evidenziare costantemente …  
Aveva la mania di farci scrivere tantissimo con i suoi dettati interminabili: la mano era anchilosata, anche perché leggeva in fretta.
Diceva: “dovete imparare a scrivere e sentire contemporaneamente senza interrompere; dovete imparare ad ascoltare e scrivere, poi la mano va da sola (la nostra, mica la sua !!!… ); ci faceva leggere interminabili pagine del “sussidiario”: dovevamo leggere rispettando la punteggiatura, capire le pause, leggere piano, come se stessimo parlando con qualcuno …
Nonostante fossi terrorizzato da questa donna, per lei provavo odio e amore allo stesso tempo: odio per i suoi metodi quasi perversi nell’accanirsi verso la mia persona; chissà,forse perché essendo sposata non ebbe mai figli, o forse perché mi considerava un miserabile figlio di minatore, “una cosa” al di fuori del suo contesto sociale.
Amore perché era bella, mi piaceva, la ammiravo e potevo vantarmi con i miei amici di avere lei come maestra ( era un privilegio avere questa maestra a quei tempi …); certo che non raccontavo degli schiaffi che mi dava !!!...
A distanza di tanti anni e nonostante le umiliazioni subite, devo ammettere di aver imparato tanto da lei ( intendo scolasticamente parlando): leggere, scrivere tanto, mi hanno aiutato e agevolato nelle scuole che dopo ho frequentato: questo glielo riconosco davvero ! 
Feci i miei studi e scelte di cui non mi pento assolutamente,  non rinnego nulla: ho imparato a “scremare”,  lasciando il meglio di tutte le esperienze negative/positive della vita scolastica.
Per quanto riguarda la maestra Zaira, beh, in cuor mio ho perdonato anche gli “abusi” fisici e psicologici subiti: casualmente pochi anni fa la vidi nel suo giardino mentre curava i fiori; era tanto vecchia ma sempre con portamento elegante e in ordine come la conobbi a scuola; mi fermai ad osservarla di nascosto, avrei voluto suonare il campanello, chiamarla per salutarla, ma non ebbi il coraggio.
Sono certo che a distanza di oltre 40 anni presentandomi, si sarebbe ricordata di me: le avrebbe fatto piacere, sono certo che mi avrebbe abbracciato volentieri … ma non la chiamai, non suonai il campanello: la osservai di nascosto per poi andarmene.
Mi è rimasto il rimorso di non averlo fatto, in fondo, oramai, non ero più quel bambino timido di una volta: quanto ho desiderato abbracciarla quel giorno!!!
Egoisticamente non volevo regalarle lacrime che volutamente le avevo negato in passato, come allo stesso tempo non avrei voluto le sue.
Dopo pochi giorni morì: aveva circa 90 anni, lo scoprii casualmente leggendo gli annunci mortuari: ci rimasi tanto male, mi sentii quasi in colpa per non averla salutata quel giorno:  seppur a modo suo, mi aveva dato tanto in fatto di formazione scolastica … 
Schiaffi a parte, la considero ancora oggi una persona importante della mia vita: le volevo un gran bene,  nonostante tutto …
Alessandro