Sentirsi liberi

Per i ragazzi sentirsi liberi vuol dire «poter fare quello che vogliono»; ma fare quello che si vuole non vuol dire fare la prima cosa che mi viene per la mente, o peggio seguire quello che fanno gli altri senza mai interrogare se stessi.
La libertà non vuol dire necessariamente fare del bene, ma scegliere comprendendo quello che si fa a se stessi e quello che si fa agli altri.
Dobbiamo educarci ed educare alla libertà, alla consapevolezza sempre più profonda dei nostri gesti, dobbiamo educarci a scegliere tra ciò che è bene o male, tra ciò che è giusto e ingiusto.
Questa è la cosa più difficile. Troppo spesso non si vorrebbe agire in un certo modo, ma lo si fa ugualmente per compiacere gli altri.
Non bisogna chiedere ai ragazzi di non sbagliare, ma di saper ritornare sui propri errori, di riconoscerli e soprattutto di risponderne. Ripeterli senza coscienza di quello che si sta facendo annulla la propria persona oltre che quella degli altri. Soltanto così imparano ad avere un comportamento etico. Dice Sergio Givone:
«…L'etica è piuttosto questo bisogno, questo appello alla nostra coscienza, alla nostra responsabilità nei confronti degli altri, che ci impone di dire “no” quando noi riteniamo di dover dire “no”, a dire “sì” quando noi riteniamo di dover dire “sì”, anche se questo costa, anche se questo costa la nostra esclusione dalla compagine sociale. Perché, se tutti pensano che invece bisogna dire “sì” e tu dici “no”, questo può costare la tua esclusione, la tua espulsione, e anche peggio»
Sì, è vero, di fronte alle scelte siamo, anzi dobbiamo, essere soli e di questa solitudine bisogna imparare a non avere paura, bisogna insegnare a non avere paura. Bisogna che i ragazzi imparino a trovare parole che aiutino a far emergere le ragioni del loro agire e in queste ritrovare o meno se stessi.
Già Socrate diceva: «Se tu sapessi davvero quello che stai facendo non faresti il male; il male lo fai perché non sai quello che stai facendo».