Né coercizione né seduzione, ma autorevolezza

Spesso i genitori sono in difficoltà nel rapportarsi con i loro figli, non riescono a "farsi obbedire" e tante volte neanche a farsi rispettare. Sono a disagio e nessuno potrebbe dire che sono "cattive persone". Sono sempre più tentati di rivolgersi ad uno specialista o perchè risolva i problemi col figlio o perchè per lo meno dia loro consigli efficaci. Ma quello che spesso ottengono è di essere messi "sotto processo" senza ricevere nessun aiuto reale. 
D'altro canto ci sono anche molti insegnanti in crisi, che non sanno come affrontare quel tale bambino se non una classe intera nel suo complesso.
Se gli adulti non riescono più ad essere un riferimento saldo per i ragazzi, vuol dire che qualcosa si è spezzato e bisogna tenersi lontani dalla tentazione di dare risposte dettate da luoghi comuni o da ricette precostituite.
Da questa difficoltà degli adulti ne deriva un clima teso e conflittuale che non ha nessun approdo.
"Una società in cui i meccanismi di autorità sono indeboliti, secondo Benasayag "lungi dall'inaugurare un'epoca di libertà entra in un periodo di arbitrarietà e di confusione".
Le due tentazioni dominanti, dice lo psicoanalista oscillano tra "la coercizione o la seduzione". Ecco allora insegnanti che usano misure coercitive (voto in condotta, note, bocciature...), o altri che tentano di ottenere attenzione dei loro allievi "mediante astuzie e tecniche di seduzione". Ma sappiamo per certo che nessuna delle due tecniche funziona. 
Quello che manca è l'esistenza di un "bene condiviso", di un medesimo obiettivo per tutti,  di un qualcosa che permetta al ragazzo di credere in quello che tu, insegnante, tu, genitore, gli proponi. E' necessario qualcosa che aiuti  il ragazzo a pensare: "Io ti obbedisco perchè tu rappresenti per me l'invito a dirigersi verso l'obiettivo comune, perchè so che questa obbedienza ti ha permesso di diventare l'adulto che sei oggi, come io lo sarò domani": 
Dobbiamo chiederci che adulti appariamo ai loro occhi: adulti che credono nella vita, che sono capaci di stupore e meraviglia, che sanno reagire ai momenti difficili o appariamo come adulti o che non credendo più né nella vita né nel futuro non credono neanche in loro e nel loro possibilità di crescere di cambiare? Siamo adulti veramente disposti ad affiancarli senza prevaricarli nel loro cammino di crescita? Siamo adulti veramente disposti a cercare la strada che fa per loro passo dopo passo.
Ma per fare questo siamo noi i primi a dove credere che c'è sempre qualcosa da fare, da tentare, da provare, che non ci arrendiamo di fronte alle difficoltà, che sappiamo porci di fonte a loro con quella forza che affronta percorsi anche molto accidentati.
Emilia e Maria