Eufemia, la città in cui ci si cambia la memoria


"A ottanta miglia incontro al vento di maestro l'uomo raggiunge la città di Eufemia, dove i mercanti di sette nazioni convengono a ogni solstizio ed equinozio. La barca che vi approda con un carico di zenzero e bambagia tornerà a salpare con la stiva colma di pistacchi e semi di papavero, e la carovana che ha appena scaricato sacchi di noce moscata e di zibibbo già affastella i suoi basti per il ritorno con rotoli di mussola dorata. Ma ciò che spinge a risalire fiumi e attraversare deserti per venire fin qui non è solo lo scambio di mercanzie che ritrovi sempre le stesse in tutti i bazar dentro e fuori l'impero del Gran Kan, sparpagliate ai tuoi piedi sulle stesse stuoie gialle, all'ombra delle stesse tende scacciamosche, offerte con gli stessi ribassi di prezzo menzogneri. Non solo a vendere e a comprare si viene a Eufemia, ma anche perché la notte accanto ai fuochi tutt'intorno al mercato, seduti sui sacchi o sui barili o sdraiati su mucchi di tappeti, a ogni parola che uno dice come "lupo", "sorella", "tesoro nascosto", "battaglia”, “scabbia” , "amanti" gli altri raccontano ognuno la sua storia di lupi, di sorelle, di tesori, di scabbia, di amanti, di battaglie. E tu sai che nel lungo viaggio che ti attende, quando per restare sveglio al dondolio del cammello o della giunca ci si mette a ripensare tutti i proprio ricordi a uno a uno, il tuo lupo sarà diventato un altro lupo, tua sorella una sorella diversa, la tua battaglia altre battaglie, al ritorno da Eufemia, la città in cui ci si cambia la memoria ad ogni solstizio e ad ogni equinozio".

Come nella città di Eufemia delle "Città invisibili" di Italo Calvino,bisognerebbe che imparassimo prima noi e poi i bambini  a contaminare storie, ad aprire i propri ricordi ai ricordi degli altri, a rivivere dentro di noi la propria storia arricchita da quella dell'altro e così via giorno dopo giorno, momento dopo momento.
Ci sentiremmo così abitanti di uno stesso pianeta in cui ciò che uno non conosce lo conosce l'altro. Un pianeta che ci diverrebbe tanto caro da volerlo proteggere e salvaguardare, ci arricchiremmo delle storie che ci diventerebbero tanto famigliari da diventare nostre: le più belle, le più ricche, ma anche le più tristi, le più povere.
In quel bazar impareremmo tutti a prendersi cura l'uno dell'altro, impareremmo che cambiare è vivere. Impareremmo che si possono scambiare "cose", ma molto di più si possono scambiare emozioni e sentimenti. Questo dovrebbe accadere anche e soprattutto nella scuola.