La scuola non deve diventare una promessa mancata delle democrazia

 
E' importante per noi riprendere il filo del discorso che attraversa questo blog ormai da più di due anni: partire cioè sempre da principi irrinunciabili su cui ripensare la scuola. Non dobbiamo mai perdere di vista l'orizzonte verso cui stiamo camminando che è segnato da quella che nel primo post abbiamo chiamato la nostra stella polare "stella polare": la democrazia deve essere a fondamento di ogni ragionamento  pedagogico e pertanto ci dobbiamo chiedere cosa voglia dire per noi essere insegnanti democratici.
In questo blog siamo allora partiti dalla domanda di un bambino, che al termine del ciclo delle medie, ha chiesto alla sua insegnante: "A me adesso chi ci pensa?". Ed è proprio questa la domanda fondamentale se è vero che sono ancora molti, moltissimi, a migliaia i ragazzi che abbandonano la scuola non trovando in essa nulla che sia adatto, pensato per loro.
Così come è oggi la scuola è, come dice Norberto Bobbio, una "promessa mancata" della nostra democrazia e, se la scuola è una promessa mancata, la nostra democrazia è ben lontana dall'essere compiuta.
I bambini, i ragazzi che non trovano nella scuola un posto per loro, sono come esiliati all'interno del proprio paese, sono messi ai margini, dimenticati e abbandonati a loro stessi.
Noi non ci prendiamo cura di loro "perché troppo indietro", "perché senza regole", "perché irrecuperabili"... perché, perché....
Nel blog abbiamo raccontato alcune delle loro storie e continueremo a farlo, continueremo a parlare con loro, per capire cosa non ha funzionato, cosa li ha tenuti "fuori", cosa ha fatto sì "che togliessero il disturbo"...
E allora "a loro chi pensa?"... di qui ripartiamo ricordandoci che al di là di tutto ciò che non funziona, e sappiamo che la scuola sta funzionando sempre meno, noi non possiamo eludere questa domanda e ce ne dobbiamo assumere tutta la responsabilità, perché come abbiamo già detto tante volte, possiamo fare la differenza per quei bambini, quei ragazzi che incrociamo sulla nostra strada. 
Dobbiamo sentirci "militanti" della democrazia, dobbiamo lottare ovunque siamo perché altrimenti, come ha detto Zagrebelsky "la democrazia è a rischio" "La democrazia - egli scrive - è non un idolo ma un ideale corrispondente a un'idea di dignità umana e la sua ricompensa sta nello stesso agire per realizzarlo". 
Per questo ognuno deve essere capace di “assumere nella propria condotta la democrazia come ideale, come virtù da onorare e tradurre in pratica”. Una pratica che, secondo lo studioso, deve svilupparsi “a partire proprio dalle istituzioni scolastiche oggi carenti sotto questo aspetto, poiché improntate all’astrattezza dell’apprendimento che genera distacco e disillusione verso il mondo, produce rinuncia e disprezzo e invita all’individualismo chiuso in se stesso”.
Da Imparare la democrazia di Gustavo Zagrebelsky che puoi leggere interamente qui

Noi sappiamo che molti insegnanti hanno lavorato nella scuola con grande impegno, hanno cercato strade, elaborato percorsi, ma purtroppo non sono stati aiutati, né tanto meno valorizzati da chi tiene le redini di questo paese. Quando le riforme calano dall'alto difficilmente riusciranno a dare risposte ai tanti, tantissimi problemi che  la scuola deve affrontare per essere davvero la scuola di tutti.
Maria, Emilia, Costanza